Dopo Slow Food, arriva "Slow medicine", associazione italiana di medici, operatori sanitari e cittadini secondo cui "fare di più non significa fare meglio" e che prende proprio spunto dalla associazione internazionale per la promozione dell"enogastronomia piacevole e lenta. Descrivono il progetto un gruppo di medici in una lettera pubblicata oggi sul British medical journal. «Il progetto» scrive Sandra Vernero, segretario generale dell"associazione «nasce con l"obiettivo di tutelare gli interessi dei pazienti attraverso un paternariato con gli operatori sanitari, non razionalizzando solo l"assistenza per ridurre i costi. I medici dedichino più tempo al colloquio con i pazienti perché solo con una medicina partecipativa si combatte quella difensiva che gli specialisti praticano sempre di più per prevenire denunce e affinché negli ospedali non si guardi solo al numero di visite ma anche alla qualità delle prestazioni». (ANSA)